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04/06/2025

Inaugurato un nuovo esperimento sull'accumulo di calore nella roccia

Inaugurato un nuovo esperimento sull'accumulo di calore nella roccia

Il progetto pilota e dimostrativo BEACH (Bedretto Energy Storage and Circulation of Geothermal Energy) indaga per la prima volta la possibilità di immagazzinare calore nel substrato roccioso cristallino, ossia nel granito. Questa settimana è iniziata una prima prova di iniezione della durata di alcuni giorni.

Il concetto studiato in BEACH è già consolidato e commercialmente disponibile nelle rocce sedimentarie.Questo tipo di accumulo nel sottosuolo è sfruttato da grandi edifici, p. es. la sede del parlamento federale tedesco, per il riscaldamento invernale. Combinando più perforazioni il sistema può essere usato anche per il raffrescamento estivo. In Svizzera la roccia predominante, che costituisce il 60 % della superficie nazionale, è cristallina. A differenza di quella sedimentaria, questa non presenta la porosità che consente l’effetto di accumulo. Tuttavia, la roccia cristallina potrebbe essere sfruttata in virtù delle piccole fessure potenzialmente utilizzabili per immagazzinare acqua e calore.

Finora non era mai stato testato un procedimento simile in questo tipo di roccia. Per prepararsi a questo obiettivo, i ricercatori hanno già creato dei modelli numericiche si basano sui dati raccolti in precedenti esperimenti nel BedrettoLab in merito al volume roccioso circostante. Nell'esperimento, l'acqua viene ora immessa nel foro di iniezione per riscaldarla nella roccia circostante. Inizialmente, l'acqua rimarrà nella roccia solo per pochi giorni, ma in ulteriori esperimenti nell'ambito del progetto BEACH, verrà lasciata per periodi più lunghi e verrà anche iniettata acqua calda per testare l'accumulo di calore.

Accumulo di calore nella roccia

In un progetto reale, il calore in eccesso prodotto in estate, p. es. tramite energia solare, potrebbe essere utilizzato per riscaldare l’acqua per poi accumularla nella roccia profonda. Le profondità previste sarebbero di circa 1,5 km, dove la temperatura media è approssimativamente di 60 °C. A seconda della velocità di deflusso nel sottosuolo si determina la posizione del secondo foro finalizzato a trasportare nuovamente l’acqua in superficie e sfruttarla, dopo averne preservato il calore.

Il BedrettoLab si avvicina a queste condizioni reali, dal momento che il laboratorio di geotermia è coperto da circa un chilometro di roccia e questa dispone di un adeguato sistema di fessure. «Sfruttiamo le fessure esistenti e i fluidi che circolano al loro interno e aggiungiamo ulteriore acqua in tali strutture», spiega Maren Brehme, responsabile del progetto. Sono già disponibili molti dati importanti sul volume di roccia nel BedrettoLab. Per esempio, è anche probabile che una certa quantità di acqua venga dispersa e non segua esclusivamente la direzione del flusso principale. Tuttavia, ai fini della fattibilità l’importante è scoprire se almeno una gran parte del volume di acqua immesso possa essere nuovamente prelevato.

Oltre aigli esperimenti in corso presso il BedrettoLab, il team del progetto BEACH è già in contatto con un’azienda di Sciaffusa che ha manifestato interesse a una collaborazione con i ricercatori BEACH per mettere in pratica in un impianto pilota la strategia sperimentata presso il BedrettoLab.

Per saperne di più su BEACH, puoi guardare il seguente servizio televisivo (in tedesco): 10vor10 (SRF) del 2 agosto 2024